Un quinto (19,8%) della SAU in Italia è destinata alle colture biologiche ed è aumentata del 4,5% nel 2023, secondo il rapporto “Bio in Cifre 2024” redatto da Ismea e Ciheam Bari. Per AssoBio fondamentale la sinergia tra associazioni e istituzioni per aumentare la competitività del settore
Bologna, 22 luglio 2024 – Continua la crescita dell’agricoltura biologica per superfici coltivate e numero di operatori in Italia, paese leader nell’Unione europea per quota SAU bio e per numero di aziende biologiche. È quanto emerge dai dati del rapporto “Bio in Cifre 2024”, redatto da Ismea e Ciheam Bari, presentato l’altro giorno in occasione dell’evento “Appuntamento con il Bio” a Bracciano (Roma), al quale ha partecipato anche AssoBio.
In particolare, i 2,5 milioni di ettari destinati al metodo biologico ricoprono il 19,8% della superficie agricola utilizzata (SAU) in Italia, ovvero quasi un quinto, e sono aumentati del 4,5% nel 2023, rispetto all’anno precedente (106mila ha in più). Il dato avvicina ulteriormente il nostro paese al target del 25% fissato dall’Unione europea con la strategia “Farm to fork” per il 2030, nell’ambito del Green Deal.
Sono sei le regioni italiane che hanno già raggiunto tale traguardo e sono Toscana (37,5%), Calabria (36,3%), Sicilia (30,7%), Marche (28,2%), Basilicata (27,6%) e Lazio (27%). Il Mezzogiorno mantiene l’incidenza più elevata, con il 58% del totale, ma si assiste a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel bio. L’incremento, infatti, ha riguardato principalmente quest’area.
I terreni destinati a colture bio sono seminativi (42,1%), prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). La crescita maggiore si è registrata nei prati, pascoli e colture industriali e foraggere.
Oltre alle superfici, sono aumentati gli operatori, oggi 94.441 unità in crescita dell’1,8% rispetto al 2022 (1.642 in più). Tre su quattro (73,7%) sono produttori esclusivi, mentre i preparatori esclusivi sono il 10,3%. La componente dei produttori/preparatori è quella cresciuta maggiormente (+3,5%), a conferma della tendenza a introdurre in azienda l’attività di prima trasformazione per trattenere una quota maggiore di valore aggiunto. A livello geografico, il podio è occupato da tre regioni del sud: Sicilia (14.235 operatori), Puglia (11.362) e Calabria (10.396).
I consumi domestici di prodotti biologici, relativi al solo canale della Gdo, hanno toccato i 3,8 miliardi di euro, registrando un incremento del 5,2% sul 2022, seppure a fronte di volumi invariati. Il confronto con la dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari, cresciuti dell’8,1% in valore ma scesi dell’1,1% in quantità, evidenzia la minore spinta inflattiva del reparto biologico, rispetto agli altri prodotti che compongono il carrello della spesa degli italiani. La distribuzione territoriale della spesa biologica è maggiore al Nord-Ovest (33,9%) e minore nel sud Italia e Sicilia (12,2%). Similare il dato che riguarda Nord-Est (27,5%) e Centro Italia con Sardegna (26,4%).
Nonostante i numeri incoraggianti, per le aziende rimane lo scenario di forte aumento dei costi di produzione, dovuto anche a un contesto aggravato dagli eventi climatici avversi, che hanno colpito diverse aree del Paese, complicando le operazioni agricole, in particolare per le aziende biologiche, più onerose e difficoltose anche nella gestione agronomica.
“Appuntamento con il bio” ha visto, tra i numerosi ospiti, la presenza di Luigi D’Eramo, sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, di Fabio del Bravo, Dirigente ISMEA, di Stefania Mastromarino, dirigente dell’ufficio MASAF per il biologico e dei principali rappresentanti delle associazioni e delle organizzazioni professionali di settore.

comunicato di Trefoloni e Associati