Diagnosi precoce e assistenza domiciliare: si sperimenta un nuovo modello di sanità digitalizzata
Il test riguarderà Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia e si basa sull’assistenza e il monitoraggio da remoto dei pazienti. Il progetto è coordinato dalla Upmc, no profit affiliata all’università di Pittsburgh
Tele-visite tra medico e paziente, consultazioni da remoto tra specialisti di diverse strutture cliniche, teleconsulti per i medici delle case di cura del Sistema sanitario nazionale e monitoraggio dei pazienti ricoverati dalle sale di controllo. In quest’epoca di Covid serve un nuovo modello organizzativo della sanità che utilizzi di più e meglio la tecnologia per offrire assistenza domiciliare proteggendo i pazienti vulnerabili senza che questi debbano soggiornare in ospedale, riducendo i costi della sanità, raccogliendo dati utili per fornire i giusti trattamenti a casa. A tutto ciò si sta già lavorando. E nei prossimi tre anni in alcune strutture ospedaliere in Emilia-Romagna, Lazio, Toscana e Sicilia si sperimenterà il progetto ideato e coordinato da Upmc, il gruppo sanitario accademico no-profit affiliato alla università di Pittsburgh(un fatturato di 23 miliardi di dollari e oltre 90mila dipendenti), per fornire un’efficace e sicura assistenza da remoto. L’obiettivo sarà capire se il nuovo modello migliorerà la capacità di fare prevenzione, diagnosi precoce, gestire e monitorare i pazienti con fragilità.
“Con l’esplosione della pandemia è emersa l’urgenza di rendere tutto più efficiente, flessibile – commenta Giovanni Vizzini, direttore medico-scientifico di Upmc – e per farlo ora introdurremmo un vero e proprio servizio medico digitale integrato con ogni servizio clinico fornito dalle organizzazioni sanitarie e sociosanitarie”. Da un lato gli ospedali saranno meno affollati. Dall’altro molti pazienti potranno restare a casa. Entrare in ospedale di questi tempi significa spesso affrontare la malattia in solitudine e alle volte spegnersi per sempre nella stessa condizione. Tutto grazie a una piattaforma tecnologica avanzata: strumenti e servizi di telemedicina e connected carea supporto dell’accessibilità alle cure persino per gli anziani nelle Rsa e nelle case di cura.
L’assistenza domiciliare non è un’idea nuova. Ma i servizi di telemedicina oggi sono ancora molto parcellizzati e c’è la necessità di una maggiore omogeneità. Il nuovo progetto è pensato per contribuire alla transizione digitale del sistema sanitario nazionale, in coerenza con le priorità del Piano Next Generation Italy 2021. E si inserisce nell’ambito di Bi-Rex for Life Science, l’hub policentrico con sede a Bologna nato su impulso della filiera Biomedicale. E in un disegno ancora più grosso che prevedere l’uso di big data, della robotica, dell’intelligenza artificiale dell’Internet of Things, e conta tre progetti e 46 attività in sette aree di intervento. “La nostra proposta – commenta Vizzini – introduce un nuovo paradigma di assistenza sanitaria sempre più immediata, accessibile e personalizzata, che va oltre l’attuale emergenza: è applicabile a molti altri settori della medicina, dal trattamento delle malattie croniche fino alla psicoterapia, alla gestione della catena di distribuzione dei farmaci”.
Giovanni Vizzini, direttore medico-scientifico di Upmc
Fonte: Repubblica