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Formazione e ricerca, il nuovo polo per le competenze 4.0 di Philip MorrisFormazione e ricerca

Formazione, trasferimento tecnologico e open innovation, ricerca applicata e rapporto università-impresa. Sono questi i tre pilastri “per l’industria 4.0” del nuovo polo in costruzione della multinazionale del tabacco Philip Morris, un centro per l’alta formazione delle competenze che si propone di preparare i lavoratori di domani. Il Philip Morris Institute for Manufacturing Competences (IMC), sarà pronto nell’estate 2021 e sarà un punto di riferimento a livello regionale e nazionale per il mondo manifatturiero. Il centro sorgerà accanto allo stabilimento produttivo di Philip Morris a Crespellano, in provincia di Bologna. Il progetto è stato presentato durante l’evento digitale ‘Competenze e innovazione’ e vede il coinvolgimento della Regione Emilia-Romagna e di importanti realtà del mondo accademico e della formazione, tra cui l’Università di Bologna, il Politecnico di Bari e ITS Maker, e dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo delle competenze, tra cui il consorzio BI-Rex e ART-ER. Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia ha commentato: «Celebrare l’avvio di un progetto per lo sviluppo delle competenze e del capitale umano è motivo di grandissimo orgoglio per me e per le oltre 30.000 persone che lavorano nella filiera di Philip Morris in Italia. La manifattura e le competenze digitali sono il presente, ma soprattutto il futuro dell’Italia e pertanto siamo fieri di poter contribuire allo sviluppo del tessuto produttivo del nostro Paese, anche grazie al coinvolgimento di Istituzioni, Università, Politecnici, Istituti tecnici, start-up e imprese». Il progetto entra ora nel vivo. «Inauguriamo oggi due cantieri: uno fisico, per la costruzione del polo e uno di idee, per definire nei prossimi mesi, insieme a tutti i soggetti ad oggi coinvolti in questa importante iniziativa e agli altri che vorranno aderirvi, il Piano di attività». Che si concentrerà, appunto sulle competenze necessarie alla manifattura italiana e sulle persone, in particolare giovani e donne.
La multinazionale punta sulla valorizzazione dei talenti con un importante investimento sui giovani, che rappresentano oggi il 30% degli occupati di Philip Morris in Italia, oltre che sulla parità di genere attestata dalla certificazione Equal Salary. La nuova struttura, realizzata secondo i più avanzati standard di sostenibilità ambientale, unisce tecnologia e sostenibilità. Tanto che potrebbe ottenere la certificazione LEED del Green Building Council Italia e la certificazione WELL livello Gold, diventando uno dei primi casi in Italia ad ottenere tali certificazioni. L’edificio sarà inoltre munito di un parco fotovoltaico per la produzione di energia elettrica.
La visione

Il nuovo polo sposerà anche i 4 pilastri per lo sviluppo futuro della multinazionale americana. Capitale economico, sociale, cognitivo e ambientale. Nel primo caso l’obiettivo è la crescita dimensionale delle attività economiche ma anche le esportazioni, l’attrazione di investimenti dall’estero, l’incremento della produttività, il contributo al PIL attraverso la generazione di valore economico, lo sviluppo dell’attività di impresa nelle filiere coinvolte, incluso il sostegno alla filiera tabacchicola . Senza dimenticare lo stimolo ai consumi e la raccolta di risorse finanziarie per lo Stato attraverso il gettito fiscale diretto e indiretto.Per quanto riguarda il capitale sociale l’azienda ragiona in termini di contributo occupazionale nei confronti di persone e comunità oltre all’impegno per l’occupazione giovanile, le politiche di parità di genere, le iniziative di welfare aziendale, le attività di responsabilità sociale realizzate per i territori di riferimento.

Gli investimenti in Ricerca e Sviluppo di nuovi processi produttivi rientrano invece nel capitale cognitivo. Di cui fanno parte la formazione dei dipendenti e gli investimenti in sicurezza, il contributo alla formazione e all’avanzamento tecnico e tecnologico degli attori della filiera agricola, il supporto alle start-up, le collaborazioni con scuole e Università. Ultimo ma non per importanza il capitale ambientale ovvero il contributo al mantenimento dell’integrità del territorio e dell’ecosistema, la riduzione dei consumi energetici, idrici e delle emissioni rispetto alle proprie attività e a quelle degli attori coinvolti nella filiera, il miglioramento del profilo ambientale dei processi aziendali e del sistema di recupero dei rifiuti e l’adozione di modelli di circolarità, la promozione di comportamenti sostenibili presso le comunità di riferimento

Fonte: Corriere della Sera

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