di Giulio Zaccagnini
Non cosi leggeri i probabili investimenti che verranno fatti lungo la filiera dell’idrogeno visto gli aderenti all’Hydrogen Council lanciato al World Economic Forum di Davos agli inizi del 2017.
Ne fanno parte tredici multinazionali di diversi settori economici, dai Big del petrolio ed energia come Royal Dutch Shell, Total, ed Engie, agli automakers (Toyota, Bmw, Daimler, Audi, Honda Hyundai e la giapponese Kawasaki), sino alle aziende leader nel settore dei gas industriali come Linde, Air liquide, Iwatani per finire alla francese Alstom. Tutti questi colossi credono che l’idrogeno possa divenire una nuova e valida alternativa energetica ai combustibili fossili da utilizzare in diverse applicazioni tra cui la conservazione di energia e la mobilità.
L’ambizione dei partecipanti all’Hydrogen Council sembra quella di investire nello sviluppo e commercializzazione dell’idrogeno e delle celle a combustibile circa 1,4 miliardi di dollari all’anno per un totale di 10 miliardi in 5 anni. La spinta alla decarbonisation, o riduzione delle emissioni nocive, passa quindi da una trasformazione rivoluzionaria del mondo dell’energia e della mobilità che potrebbe vedere l’idrogeno come uno dei protagonisti.
L’attenzione alle emissioni di CO2 è un tema di estrema attualità e i produttori di auto si sono già attivati per diminuire l’utilizzo di combustibili fossili a favore di una mobilità più pulita come l’elettrico. Siamo convinti però che l’elettrico non sarà la sola alternativa. Il dibattito si è acceso tra i sostenitori di una mobilità elettrica verso quella ad idrogeno, ma crediamo che le due modalità possano coesistere. L’elettrica più adatto ad un trasporto leggero e su minori distanze, quella ad idrogeno più adatta ad n trasporto pesante e su distanze maggiori; attualmente un auto ad idrogeno può compiere circa 500 km contro i 300 di una elettrica. Entrambe le modalità necessiteranno di investimenti infrastrutturali: reti di ricarica con le colonnine per l’elettrico mentre per l’idrogeno si potrebbero usare gli attuali punti di rifornimento petroliferi, debitamente riconvertiti.
Le auto a idrogeno potrebbero far parte del nostro futuro, mentre è molto più probabile che nel breve utilizzeremo autobus a celle combustibili.
L’autobus può essere utilizzato da municipalità per abbattere lo smog cittadino, utilizzando un unico deposito con una stazione di rifornimento senza dover costruire una rete capillare. Progetti attualmente realizzabili che hanno suscitato forte interesse soprattutto là dove la lotta all’inquinamento è divenuta una priorità come in Cina.
Oltre alle vecchie applicazioni, che vedevano l’idrogeno utilizzato nella produzione di ammoniaca e nei processi di raffinazione dei derivati del petrolio, sta emergendo un nuovo importante ruolo del gas in questione. Grazie al diminuire dei costi di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, l’idrogeno può diventare un mezzo molto utile per immagazzinare l’eccesso di produzione generato da sole e vento grazie alla tecnologia Power to gas. L’energia elettrica prodotta in questo modo se non viene utilizzata subito non può essere conservata non esistendo sistemi a batterie che la possano trattenere a lungo. Grazie ad un processo di elettrolisi con determinati impianti la si può trasformare in idrogeno.
L’idrogeno è di per sè immagazzinabile ed utilizzabile ma soprattutto può essere trasformato in metano.
Il metano può essere facilmente conservato o immesso nella rete del gas per vari utilizzi. Ecco quindi il modo per non sprecare l’energia elettrica che madre natura ci permetterebbe di produrre magari in un momento di bassa domanda. Una volta prodotto l’idrogeno può essere usato nelle sue vecchie applicazioni industriali oppure può servire come combustibile per autotrasporto.
Da qui al 2040 la mobilità potrebbe subire una vera e propria trasformazione rivoluzionaria.
Abbiamo assistito a forti recenti investimenti cinesi in società che producono celle a combustibile per autotrasporto ed in particolare per autobus: uno scambio di tecnologia contro capitali ed accesso al mercato cinese. I tempi quindi sembrano maturi su più fronti perché l’elemento più leggero della tavola periodica cominci a trovare attualmente utili nuove applicazioni.
È per questo che su alcuni dei nostri prodotti come Zenit Megatrend, Pensaci Oggi e ZMS Global Opportunities abbiamo iniziato ad investire in società legate alla filiera dell’idrogeno. Piccole e medie realtà che dopo anni di investimenti in ricerca e sviluppo sembrano intravedere oggi l’interesse più concreto del mercato per i loro prodotti e l’interesse degli investitori per le loro azioni.
A noi il compito di cercare, individuare, valutare ed investire in “megatrend” che emergono oggi e che crediamo caratterizzeranno il domani.
Fonte: https://www.zenitonline.it/h2-lelemento-piu-diffuso-nelluniverso-anche-piu-leggero-della-tavola-periodica/
Articolo di Giulio Zaccagnini