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Jane Fonda: «Diventata madre di me stessa grazie al femminismo e a Dio»

Dopo tre stagioni (una per ogni marito), l’attrice vive la sua quarta età con nuova fede (da atea ora è cristiana), nuovi ideali e grande attenzione all’ecologismo: il suo ultimo impegno civile lo racconta nel libro «Salviamo il nostro futuro!»

Jane

Un anno fa fu arrestata perché manifestava davanti al Campidoglio di Washington contro il cambiamento climatico. Donald Trump commentò: «Ogni 25 anni Jane Fonda viene arrestata. Niente cambia». Beh, da quell’ottobre 2019 qualcosa è cambiato. Trump ha perso le elezioni e Jane Fonda si sente rinata, grazie al suo nuovo impegno civile, raccontato nel libro Salviamo il nostro futuro! (Aboca editore). Tormentata figlia d’arte, icona sexy e di cinema impegnato con film quali Barbarella (1968) e Non si uccidono così anche i cavalli? (1969), aveva vissuto finora tre stagioni, una per ogni marito: con il regista francese Roger Vadim la liberazione sessuale Anni 60, con Tom Hayden l’attivismo civile Anni 70, con il magnate Ted Turner l’agio degli Anni 90. E ora? Convertitasi alla fede cristiana, al femminismo e all’ecologismo, ha sposato sé stessa, ci racconta via Zoom da una stanza bianca come il suo maglione a collo alto (sotto, pantaloni sono della tuta, neri) e i capelli corti color platino. Gli occhi azzurri scrutano lo schermo.

Felice per la vittoria di Biden? «Quando siamo molto stressati c’è chi mangia molto, io sono il contrario. Ho ripreso a mangiare sabato 7 novembre, quattro giorni dopo le elezioni del 3 novembre. Ho divorato un’anguria! È la stagione giusta. Poi papaya, banane, un po’ di salmone e gelato! Sono andata a dormire per la prima volta dopo tanto tempo».

Con chi ha condiviso per primo la notizia del risultato alle presidenziali? «Con i miei mici di Greenpeace, che mi aiutano con i “Fire Drill Fridays” (i Venerdì antincendio, ndr). Abbiamo festeggiato. Perché crediamo che in occasione delle vittorie sia importante riconoscerle e festeggiare! Ma subito dopo ci siamo chiesti: “E adesso?”. Perché c’è molto lavoro da fare. Il fatto è che se non avessimo vinto i due seggi in Georgia si sarebbe andati al voto alternativo».

Il suo cappotto rosso, che ha usato nelle proteste davanti al Campidoglio di Washington, è diventato un simbolo dei “Venerdì antincendio”. In casa come si veste? «Come adesso. Quello che capita. Ho un paio di pantaloni a righe bianche, quindi ho scelto di indossare un maglione bianco. Anche perché fa freddo! E sotto dei pantaloni della tuta, neri, ma con bande bianche, come il maglione. Non amo fare shopping: la gente crede che fare shopping, comprare cose, crei un’identità, li faccia sentire bene. Io invece sto cercando di fare il contrario. Sai, io sono anziana, sono cresciuta in un periodo in cui queste cose non contavano, lo shopping e tutto ciò. Io non compro più vestiti».

Lei è stata un’icona delle proteste contro la guerra in Vietnam, ora vive una nuova stagione di impegno ecologista. Una vocazione antica. «È molto bello mettere la propria faccia per promuovere i propri valori e dato che sono famosa e che ho recitato in serie tv molto popolari, quindi le persone mi amano più di prima, e perché ho quasi 83 anni, il mio arresto ha suscitato molto interesse nella gente. Le persone hanno pensato: se può farlo lei forse lo posso fare anch’io. Inoltre è stata sempre la disobbedienza civile a cambiare la storia, quindi non appena si smetterà di parlarne lo faremo ancora».

Trump ha ricevuto 70 milioni di voti, tra i non rieletti, il più votato di sempre. Come lo spiega? «Ai vertici di diverse organizzazioni che ho fondato ci sono persone che hanno votato per Trump. Molti credono che se la Borsa va bene anche l’economia va bene. Non capiscono che non c’entra nulla con la vita della maggior parte delle persone nelle aree economicamente depresse. Alcuni sono razzisti, sostenitori del “potere bianco”, non cambieranno mai, dobbiamo perdonarli dal profondo del cuore. Poi c’è una parte importante che ha votato per Trump perché sente che il partito democratico non si occupa delle loro questioni. Lo vedono come una élite benestante, un cabaret politico che non si interessa della classe operaia, agli americani che vivono nella Rust Belt che avevano un buon lavoro, aziende manifatturiere… e sono in crisi. Lì il partito democratico non ha fatto un buon lavoro. Biden deve fare come Roosevelt: impiegare il deficit spending, trilioni di dollari per affrontare la crisi causata dal Covid, per trovare un lavoro per quelle persone, ma lavori sicuri, devono guadagnare abbastanza per sostenere la propria famiglia, mandare i figli a scuola, ristrutturare le case, migliorare il sistema fognario, mettere pannelli solari… Se creerà lavoro per queste persone in tempi rapidi, le allontanerà da Trump».

Lei è un’icona dei boomer, non solo cinematografica, ma pure con i video di aerobica Jane Fonda Workout. Ora è sbarcata anche su Tik Tok, regno dei millennial. Com’è cambiato il suo rapporto col corpo? «Adesso la cosa importante è che il corpo mi riesca a portare dal punto A al punto B. La cosa più importante è avere una buona postura, sto dritta. Se cammino curva sembro vecchia, se mi siedo ben dritta mi sento giovane e forte. Lo metto ancora al servizio delle cause in cui credo, le manifestazioni. Il poliziotto che mi scortava al primo arresto in Campidoglio un anno fa mi ha issato tenendomi per il sedere e ho avuto un flash di una scena di Grace and Frankie, quando Peter Gallagher deve aiutare Grace, cioè me, a salire su un suv allo stesso modo perché troppo vecchia per riuscirci da sola. Eh già. “Fonda”, mi son detta, “benvenuta nella tua nuova realtà”».

«ADESSO LA COSA IMPORTANTE È CHE IL CORPO MI RIESCA A PORTARE DAL PUNTO A AL PUNTO B. SE CAMMINO CURVA SEMBRO VECCHIA, SE MI SIEDO BEN DRITTA MI SENTO GIOVANE E FORTE. LO SPIRITO DI SFIDA NON MI È MAI PASSATO»
Jane

Vedo accanto a lei, sulla scrivania, la foto di quando fu arrestata nel 1970, con il pugno alzato: è ancora quella ragazza? «Lo spirito di sfida non mi è passato. E comunque è un’ottima foto, c’era una buona luce per fortuna».

Rispetto alle proteste contro la Guerra in Vietnam o in Iraq, cosa c’è di diverso nella battaglia ecologista di oggi? «Beh, adesso le manette sono di plastica, tutto è di plastica! Seriamente: per la Guerra in Vietnam c’era un nemico politico, Nixon, informazioni che bisognava portare all’attenzione di tutti su quella guerra che non era come veniva raccontata. Oggi il cambiamento deve partire da noi, dal nostro modo di vivere, non solo da quello che chiediamo a un politico».

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Le letture hanno sempre avuto un ruolo importante nel suo attivismo. Il suo ambientalismo è ispirato da On fire di Naomi Klein. Legge anche romanzi? «Non molti. L’ultimo è Overstory, di Richard Powers, sul rapporto tra gli esseri umani e gli alberi. Noi sottovalutiamo il legame tra crisi climatica e crisi sanitaria. Riguardo l’inquinamento da combustili fossili, i più colpiti sono i bambini, addirittura nell’utero. I movimenti pro-vita dovrebbero battersi contro i combustibili fossili».

«I MOMENTI PIÙ FELICI DELLA MIA VITA? QUANDO ANDAVO A PESCA CON MIO PADRE E LO VEDEVO CONTENTO. POI IL MIO 82ESIMO COMPLEANNO, CHE HO PASSATO IN CARCERE. IL MIO RIMPIANTO È NON ESSERE STATA UN BRAVO GENITORE»

InSalviamo il nostro futuro!invita a consumare meno pesce, più consapevolmente, scegliendo in base alla stagionalità. Poi ha ricordato che tutti gli uomini importanti della sua vita amavano pescare, a partire da suo padre.

 Il libro di Jane Fonda «Salviamo il nostro futuro! Il mio impegno per l’ambiente, l’equità e la salute», edito in Italia da Aboca
Il libro di Jane Fonda «Salviamo il nostro futuro! Il mio impegno per l’ambiente, l’equità e la salute», edito in Italia da Aboca

«C’è un’isola, Catalina nel sud della California, dove negli Anni 40-50 c’erano ancora tantissimi pesci, anche molto grandi. Noleggiavamo una barca da pesca, una di quelle che si usano per pescare dei pesci grandi, e stavamo fuori per tre o quattro giorni. Mio padre era felice, adorava pescare. Io amavo stare con lui quando era contento e anche se i pesci erano troppo grandi per me. Il mio primo marito, Roger Vadim, pescava con mio padre, ma dalla spiaggia. E il mio secondo, Tom Hayden, andava in fiume a pescare: trote, per lo più, non amava tanto la pesca in acque profonde. E poi Ted Turner, la maggior parte del suo tempo la passa a pescare».

Le piace il romanzo Il vecchio e il mare? «No, è una lotta dell’uomo contro la natura troppo macho».

Lei ha avuto tre mariti. E tre divorzi. Il matrimonio le piace, ma le piace anche vivere sola. Cosa trova di bello nell’essere sposata e cosa nel non esserlo? «È sempre bello avere qualcuno al proprio fianco. Essere innamorati, riuscire a combinare l’amore e il piacere dei sensi. Non bisogna per forza sposarsi, ma io sono tradizionale. I miei tre mariti erano intelligenti e mi hanno insegnato molto. Però da non sposata ora non devo preoccuparmi di nessuno, posso fare quello che desidero, andare a dormire all’ora che voglio, leggere un libro, guardare la televisione… Faccio più cose adesso di prima».

Il film Sul lago dorato , dove lei ha recitato, è stato l’ultimo di suo padre, che vinse l’Oscar. Lei lo ritirò al posto suo: “Il momento più felice della mia vita”, ha detto. Qual è stato il momento più felice della sua vita come donna, non come figlia di Henry Fonda? «Il mio ultimo compleanno, 82 candeline, l’anno scorso, in carcere. Sono stata arrestata insieme ai leader dei movimenti per il clima. C’era il movimento per i diritti delle donne, il sindacato dei lavoratori, gli esponenti del Poor People’s, l’associazione degli agricoltori, Dolores Huerta, erano tutti con noi».

E un rimpianto? La foto sul cannone nordvietnamita per cui divenne Hanoi Jane? O i giochi erotici voluti da Vadim… «Il mio rimpianto è non essere stata una madre migliore».

Lei la sua l’ha persa presto, nessuno glielo poteva insegnare. «Sì, certo. Ma puoi studiare, imparare. Ora so cosa vuol dire essere un buon genitore: quando torni dal lavoro e sei al 100% dei tuoi figli, li guardi negli occhi, ti fai vedere, ti rifletti in loro con gli occhi dell’amore. L’opposto è quando sei troppo preso da te stesso. Esagero per dire una cosa importante, avrei potuto essere un genitore migliore: la gente deve saperlo, il rischio è rimpiangerlo per tutta la vita. Dobbiamo lavorare per diventare persone migliori, è come se diventassimo i genitori di noi stessi; cresciamo noi stessi e cresciamo meglio gli altri. Io sono stata una buona madre di me stessa, ma dopo».

Quando l’ha scoperto? «A 60 anni! Faccio tutto tardi!».

Al cinema ha iniziato presto. «Era un lavoro per essere indipendente, è diventato una scelta quando ho iniziato a produrre».

«MI CHIESERO DI RECITARE UNA PARTE DEI MONOLOGHI DELLA VAGINA, UN’OPERA CHE MI HA TRASFORMATA. CON EVE ENSLER PROGETTAVAMO DI FARE UNA NUOVA VERSIONE DI BARBARELLA, CHE ERA GIÀ UN PERSONAGGIO FEMMINISTA»

Nelle esperienze sessuali è stata precoce? «Ho fatto credere, come fanno gli adolescenti, che avevo già fatto esperienza quando non era vero, non volevo sentirmi esclusa».

A quale personaggio che ha interpretato si sente più vicina? «Quello di The Dollmaker, una ragazza analfabeta, che viene dalle colline del Kentucky, una donna di profonda fede. Il personaggio che mi ha segnato più a fondo».

Lei era atea, come suo padre, poi è diventata cristiana e ha divorziato dall’ultimo marito. «Vivevo in Georgia, tutti andavano in chiesa, volevo capirne il motivo, ma non sentivo quella presenza intima nella mia vita, avevo paura dell’intimità, per motivi familiari. Quando la crisi divenne profonda, mi dissi: “Se provo così tanto dolore, Dio desidera che accada”. Siamo nati per diventare persone autentiche e quando accade senti la presenza di un essere superiore, ti libera da ciò di cui sei schiava. Io avevo disturbi alimentari, per altri è l’alcol, il sesso, lo shopping: cercare di sentirsi meglio con qualcosa che lo farà al posto tuo. Quella sensazione è sparita, mi sento completa. Se prego mi rivolgo a quella presenza universale che mi fa sentire una persona completa, qualcosa di sacro, ma non è religione, è il frutto di letture religiose sì, ma pure filosofia, terapia, buddhismo e scegliere persone che ti fanno crescere».

Mi dica una persona che l’ha influenzata in questo senso. «Eve Ensler, l’autrice dei Monologhi della vagina. Quando l’ho letto vivevo ancora con Ted Turner e mi era stato chiesto di interpretare ad Atlanta uno dei monologhi, quello che si chiama “Cunt” (riferimento esplicito all’organo sessuale femminile, ndr). Risposi: “Ad Atlanta, in Georgia, è già difficile per me essere Hanoi Jane figuriamoci dire “cunt”!” Come fai a essere il simbolo del femminismo in un matrimonio non democratico? Poi da separata sono andata a vedere tutti i monologhi di Eve Ensler a Broadway. Ero da sola, a volte singhiozzavo, a volte ridevo e se ridi tutti i tuoi sensori ti abbandonano. Sei fuori controllo. Il mio femminismo è passato dalla testa, la teoria, al mio corpo e facendo mio quel testo sono diventata un simbolo del femminismo. Con Eve siamo amiche, abbiamo parlato di come poter fare un sequel di Barbarella, che è un personaggio molto femminista, guida l’astronave da sola. Ma io non ho più l’età!»

CARTA D’IDENTITÀ

La vita — Jane Fonda (New York, 21 dicembre 1937). Modella attrice e produttrice è figlia dell’attore Henry Fonda e sorella di Peter. Si è sposata tre volte e altrettante volte ha divorziato. Ha tre figli. Negli anni delle proteste contro la guerra in Vietnam, fece scalpore una sua visita ad Hanoi. Nel 2019 ha animato le proteste contro il cambiamento climatico con i Fire Drill Fridays I film — Nella sua lunghissima carriera, ha vinto due Premi Oscar come miglior attrice protagonista: nel 1972 per Una squillo per l’ispettore Klute e nel 1979 per Tornando a casa. Nel 2017 le è stato assegnato il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.

Fonte: Corriere

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