Trefoloni e Associati

Alla due giorni di Lucca su innovazione e beni culturali i prototipi realizzati da aziende italiane che permettono una fruizione mista dei capolavori, tra reale e virtuale Lubec
Il prototipo di applicazione ai beni culturali degli occhiali Microsoft HoloLens messo a punto da Magister Art ed Hevolus Innovation  

Si indossano gli occhialetti e nella stanza compare il colossale Ercole e Lica di Antonio Canova. Per abbracciarne i tre metri e trentacinque bisogna alzare la testa: quasi sfiora il soffitto. Ma si può anche girargli intorno, proprio come si farebbe alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, dove si trova la scultura. Ma qui il marmo di Canova non c’è: è tutto virtuale, anzi, in «realtà mista», mixed reality, con gli occhiali che inseriscono il virtuale nel reale e non in uno straniante ambiente interamente digitale. Il prototipo sviluppato dalle italiane Magister Art ed Hevolus Innovation consente un’applicazione ai beni artistici degli occhiali Microsoft HoloLens.

«Si possono usare in un museo, ad esempio, per vedere, accanto a un’opera reale, opere dello stesso artista che si trovano altrove», spiegano Alessandra Costantini, direttrice creativa, e Jelena Jovanovic, responsabile della strategia editoriale di Magister Art, società che organizza mostre interattive e integrate, da Giotto a Raffaello. «Lavorano con noi comitati scientifici, registi, musicisti. Se un’esibizione non ha le opere, deve essere, sì, spettacolare, ma deve avere soprattutto contenuti scientifici: il visitatore deve uscire con una conoscenza, aver imparato grazie alle tecnologie qualcosa che con la visita reale non avrebbe potuto vedere».

Il prototipo è stato presentato nella sezione «Immersiva», primo summit internazionale su queste tecnologie in campo artistico, dentro Lubec, Lucca Beni Culturali, la due giorni dedicata all’innovazione del settore culturale che si è chiusa l’8 ottobre. Molte le piccole aziende innovative italiane. Con le applicazioni per gli occhiali per la realtà aumentata di ARtGlass (che da Monza si è espansa negli Usa) si osserva un quadro e si possono vedere dettagli sul suo restauro; un sito archeologico e se ne vede l’aspetto originario. Racconta Stefano Fake (nome d’arte), che con la sua Fake Factory organizza mostre immersive sui grandi dell’arte, da Klimt a Van Gogh: «Il punto di partenza è stato: si può andare a vedere Caravaggio senza un quadro? La risposta è stata sì: questo tipo di mostra genera stupore, interesse, coinvolgimento. L’idea dell’artista non è per niente tradita e le persone si sentono parte dell’opera».

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Il logo di Lubec

Molti gli altri temi della due giorni. «Lubec è da 17 anni laboratorio di riflessioni che diventano proposte concrete», sottolineano Gaetano Scognamiglio, presidente di Promo Pa, la fondazione organizzatrice, e Francesca Velani, direttrice della manifestazione. «Quest’anno ad esempio è emersa la necessità di sostenere la progettazione delle opere del Piano borghi, ma anche quella di un rimborso dei costi del dossier per le finaliste candidate a capitale della Cultura». Il confronto sul Pnrr è stato tra soggetti pubblici e privati. «Occorrono progetti sostenibili a elevato impatto: le fondazioni, con la loro rapidità di intervento e le competenze interne, si mettono a disposizione del pubblico», spiega Francesco Profumo, presidente Acri, Associazione di Fondazioni e Casse di risparmio, e presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo. Mentre Luigi Abete, presidente Aicc, Associazione imprese culturali e creative, lancia una proposta: «Una aliquota Iva unica per tutti i prodotti culturali. Creerebbe un effetto positivo di semplificazione». Infine, il riconoscimento Lubec 2021 è andato ad Alba Donati, per il suo progetto della piccola libreria «Sopra la penna» nel borgo appenninico di Lucignana.

Fonte: Corriere della sera

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